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Ricerca e intervento contro lo sfruttamento lavorativo

Nella pagina “ricerche” della sezione “produzioni” del sito è liberamente scaricabile la versione integrale della ricerca sulle forme di sfruttamento lavorativo a Prato, realizzata da Andrea Cagioni e Giulia Coccoloni per CAT, in collaborazione con il progetto regionale anti-tratta Satis e il Comune di Prato. Il modello di sfruttamento lavorativo che emerge dalla ricerca si caratterizza per la presenza dei seguenti elementi:

  • la sottomissione dei lavoratori a condizioni di lavoro che, soprattutto in riferimento al tempo di lavoro e alle norme sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro, li sovra-espongono al rischio di infortuni e di malattie;
  • genere maschile;
  • rapporti di forza tra datore di lavoro e lavoratori fortemente diseguali;
  • il ricatto esercitato dai datori di lavoro sul contratto, che impone ai lavoratori di lavorare al nero o con contratti part-time a tempo determinato;
  • il reclutamento non avviene in modo coercitivo, ma in modo volontario;
  • le cause dell’ingresso nella condizione di grave sfruttamento sono la condizione di vulnerabilità socio-economica e lo stato di bisogno, raramente il debito;
  • sono assenti forme di assoggettamento, di segregazione e di violenza psico-fisica;
  • sono assenti condizioni alloggiativi degradanti, in quanto i lavoratori fruiscono di alloggi in modo autonomo o all’interno dei centri di accoglienza;
  • il rapporto di sfruttamento è di tipo intensivo (lunghissimi orari di lavoro, mancanza del giorno di riposo, retribuzioni molto inferiori ai minimi consentiti).

Pur emergendo varie forme di sfruttamento lavorativo, la maggioranza di casi documentati si colloca nel grave sfruttamento lavorativo per la presenza dei seguenti indicatori:

  1. mancato pagamento della prestazione o retribuzione molto inferiore rispetto ai livelli stabiliti dal CCNL, e che risulta sproporzionata rispetto alla quantità e qualità del lavoro effettuato. Il 68% dei lavoratori è retribuito meno di 3 euro all’ora;
  2. evidenti violazioni della normativa sull’orario di lavoro giornaliero e settimanale, che ledono il diritto al riposo e alle ferie. Il 62% dei lavoratori è occupato sette giorni su sette, per l’84% l’orario giornaliero dura dalle 9 alle 14 ore;
  3. violazioni delle norme sulla sicurezza, sulla salute e sull’igiene nei luoghi di lavoro che sovra-espongono i lavoratori al rischio di infortuni e di malattie;
  4. assenza di contratto, oppure stipula di contratti palesemente irregolari rispetto alle effettive prestazioni lavorative: il 68% dei rapporti di lavoro è al nero.

Di seguito, una rassegna stampa della ricerca: