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sfruttamento lavorativo: dalla repressione alla prevenzione

Dal 2014 il Comune di Prato organizza il 1 dicembre un evento dedicato alla sicurezza sul lavoro e al contrasto delle forme di sfruttamento lavorativo. Questa data non è casuale, ma è stata scelta per ricordare l’anniversario della strage sul lavoro del 1 dicembre 2013, quando a causa di un rogo nell’azienda Teresa Moda nel Macrolotto di Prato, morirono sette operai e operaie cinesi.

All’evento di quest’anno, organizzato dal Comune di Prato in collaborazione con l’Azienda USL Toscana Centro e il Progetto S.A.T.I.S. (Sistema Antitratta Toscano Interventi Sociali), e finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità, hanno partecipato numerosi relatori ed esperti. Nella sessione mattutina si sono tenuti gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni regionali e locali sulle politiche di contrasto allo sfruttamento lavorativo, con la presentazione dei risultati del progetto regionale “Piano Lavoro Sicuro” e dei progetti locali connessi. Le relazioni hanno offerto importanti elementi di analisi sull’economia sommersa pratese: anche se il numero di infortuni, malattie professionali, violazioni su salute e sicurezza rimangono molto elevate nel 2021, le irregolarità più gravi nelle aziende manifatturiere, grazie alla maggiore efficacia delle attività ispettive, sono in diminuzione rispetto al passato.

Nel pomeriggio il confronto fra gli esperti si è spostato sugli strumenti e sulle prospettive future in materia di contrasto allo sfruttamento lavorativo e promozione della sicurezza sul lavoro. In diversi interventi si è affermata la necessità di passare da una cultura della repressione a una cultura della prevenzione, capace di proteggere e di sostenere i diritti dei lavoratori. La limitata tutela delle persone straniere oggetto di tratta e sfruttamento lavorativo rimane infatti il principale problema sul campo. Nonostante negli ultimi anni vi sia stato un rafforzamento delle attività di prevenzione e di contrasto, permangono insufficienti le risorse e i progetti destinati alla protezione sociale. In particolare, secondo gli esperti andrebbero potenziate le attività finalizzate all’emersione delle condizioni di grave sfruttamento lavorativo, così come i percorsi di assistenza e reinserimento sociale dei lavoratori e delle lavoratrici sfruttati.



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